Stefania Bettinelli, Presidente dell'associazione modenese 'Le ali di Camilla' è intervenuta a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda sui 92.7 di Tele Radio Stereo, per parlare della vicenda di Edoardo e di ciò che ne è seguito.
Le parole su Edoardo: "Confermo assolutamente quanto detto nella lettera che ho scritto. Ringrazio trasmissioni come la vostra e alle testate che hanno dato spazio alla nostra smentita su quello che stava succedendo. È chiaro che Edoardo quando vi ha chiamato non ha fatto calcoli e non ha pensato a tutto quello che sarebbe potuto succedere dopo la telefonata, ha chiamato da tifoso la sua radio e ha raccontato quella che per lui era una coincidenza legata al mondo del calcio e che gli era sembrata curiosa. Lui aveva cercato di intraprendere un percorso per affrontare il tema del fine vita, che non va demonizzato, perché è un tema che esiste e per alcune patologie viene preso in considerazione. Aveva chiesto un appuntamento e gli era capitata proprio la data della potenziale finale e questa cosa lo aveva colpito, perché è un romanista fino al midollo, ha ragionato più da tifoso che da paziente e voleva sottolineare questa coincidenza. Di certo non si immaginava tutto quello che si è scatenato dopo, né nel bene, né, purtroppo, nel male".
Su attacchi e accuse a livello mediatico: "Più che rimanerci male io, ci è rimasto malissimo Edoardo. Mi sembra giusto e corretto far notare alle persone che come la vicenda di Edoardo ha scatenato delle reazioni, anche le reazioni degli altri ingenerano una catena che a volte può fare malissimo, soprattutto quando una cosa è vera e viene etichettata come falsa. Ecco, questo non si può fare. E questa è la ragione per cui, come presidente di un'associazione, ho deciso che fosse il caso di intervenire perché questa cosa doveva finire".
Una cosa che ci tiene a dire: "Non si può giudicare il dolore degli altri. Il dolore non è visibile e ognuno ha una soglia del dolore. Il dolore non si vede ma fa malissimo. Per questo prima di entrare in questo campo chiedo non solo di mettere i guanti di velluto ma di arrivarci davvero con tutta la delicatezza che serve, perché soprattutto chi sta male è ancora più fragile e quindi quello che potrebbe non essere così devastante per qualcuno, potrebbe essere orribile per qualcun altro. Quindi vi prego di pensarci bene prima di entrare in un tema così intimo e personale".