Gianluigi Buffon ha rilasciato un'intervista a la Repubblica, in cui ha ripercorso la sua carriera. L'ex portiere della Juventus è tornato anche sui momenti in cui è stato vicino alla Roma. Queste le sue parole.
Sembra impetuoso: "Da ragazzo ero fatto e finito per società e ambienti del sud, come Roma, Napoli, Bari. Mi alimentavo con la vicinanza della gente, anche quando diventava morbosità. Ma alla fine non sono mai approdato in una di quelle piazze. Mi hanno guidato mio padre e il mio procuratore. Torino e la Juve mi hanno permesso di ritrovarmi in equilibrio. In una piazza incasinata, per come ero fatto, rischiavo che la bilancia pendesse solo da una parte".
Su Cassano e un ipotetico passaggio alla Juve dell'ex giallorosso: "Antonio è nato fuoriclasse e lo è sempre stato. Insieme abbiamo fatto Europei, un Mondiale, ci siamo divertiti da morire. Ma alla fine gli dicevo: 'Anto', per fortuna che dura solo un mese, tenerti un anno così...' . Io ho vissuto solo la parte bella di Antonio. Poi chiaramente qualcosa che usciva c'era, glielo dovevi concedere, non puoi reprimere sempre tutti e stare dietro a un decalogo".
Le sliding doors: "Nel 2001, dal Parma, avevo quasi fatto con la Roma. Era questione di dettagli. Poi anche con il Barcellona. Alla fine però sono andato alla Juve. Poi nel 2005 c'è stata una grandissima società straniera che mi voleva, ma non l'ho presa in considerazione. Nel 2011 stavo di nuovo andando alla Roma: mi chiamò Montali, mi piaceva e con la Juve s'era rotto qualcosa. Poi però arrivò Conte e impose la mia presenza. Quando dal Psg sono tornato alla Juve, stavo per andare al Porto. Avevo gia visto i voli, la città. E altre due volte sono stato vicinissimo all'Atalanta. La seconda avevo deciso. Ma alla Juve mi conoscono come le loro tasche. Fecero una riunione: c'eravamo io, Paratici e Pirlo, che mi disse: 'Gigi, cavolo, è il primo anno che alleno, sono venuto sapendo che c'eri tu...'. Cosa potevo rispondergli?".