Stagione nuova, vita vecchia. L’intero stadio che “deve stringersi intorno al progetto e alla squadra” (cit.) non riesce a sorridere in quest’esordio di campionato. Il Cagliari, dopo l’era ancora non ripetuta di Gigi Riva, torna quindi a strappare i tre punti alla Roma di Luis Enrique diventando un vero e proprio leit motiv negativo (i sardi lo scorso anno, sempre l’11 settembre, avevano ridimensionato la Roma ranierana vincendo 5-1 del Sant’Elia). Quel che rimane nelle mani dei giallorossi è poco: tanto possesso palla, Totti sempre fondamentale e Josè Angel spina nel fianco degli avversari ma da rivedere nella fase difensiva.
Amalgama e concretezza – Se è vero che “Roma non è stata costruita in un giorno” è pur vero che oggi almeno le fondamenta dovevano essere fissate. L’amalgama del gruppo non è poi cosi lontana, anche se alcune lacune a tratti sono state evidenti. La fase offensiva deve essere ancora registrata perché Osvaldo da esterno sinistro non ha funzionato per eccessiva “lentezza” e Bojan, dall’altra parte, non è riuscito ad essere cattivo cosi come ci si aspettava. E quindi dopo un sinistro di Josè Angel, respinto da Agazzi al 15°, bisogna aspettare ben venti minuti per il secondo tiro in porta: minuto trentacinque, Rosi dalla destra serve al limite dell’area Pjanic che scarica con violenza trovando la pronta risposta sempre di Agazzi. Il portiere cagliaritano è attento anche quattro minuti dopo quando il tiro di Osvaldo viene controllato senza troppi patemi d’animo.
Paura – Quella che prima della fine del primo tempo corre lungo la schiena dei tifosi romanisti. Stekelenburg, fino a quel momento spettatore non pagante, unisce i pugni respingendo la conclusione di Thiago Ribeiro e, dal susseguente corner, Biondini si reinventa tiratore scelto colpendo la traversa dai diciotto metri. Quasi un messaggio chiaro in vista della ripresa.
Tattica – Nei primi tredici minuti, escludendo un mancato tap-in di Osvaldo sotto porta, Luis Enrique e Ficcadenti provano a ravvivare le loro squadre inserendo Borriello per Bojan e Ibarbo per Thiago Ribeiro. Il numero 22 si colloca nella zona Bojan e al 17° ha sul piede la palla del vantaggio. Totti si invola sulla destra e lascia partire un cross preciso e chirurgico per l’attaccante napoletano che al volo impegna severamente Agazzi “colpevole” di un ottimo intervento. Passano cinque, innocenti, minuti ed ecco la più classica delle frittate: le uova le porta Agostini con il suo cross dalla sinistra e a romperle ci pensa Josè Angel che di testa serve involontariamente Daniele Conti. Morale? Controllo e destro secco a battere Stekelenburg. Il momento nero del terzino spagnolo però non si placa e al 69° arriva anche il cartellino rosso per uno sgambetto ai danni di Biondini, valutato in modo eccessivo da Gava di Conegliano. Fatto ciò Luis Enrique inserisce Borini per Osvaldo e Gago per Rosi. La Roma passa ad un 3-3-3 e all’81° Borini si vede annullare un gol da Gava per fuorigioco di Heinze autore dell’assist di testa.
Finale – Tra caldo e Roma lunga arriva anche il raddoppio sardo, precisamente dal Marocco. El Kabir, numero 10 cagliaritano, naturalizzato olandese, classe 1988, entra nella storia degli “improbabili” che sono riusciti almeno a fare un gol alla Roma. Sgroppata dalla destra senza ostacoli, entrata in area e destro all’angolino a chiudere l’incontro. Che poi chiuso non è perché al 96° De Rossi insacca la corta respinta di Agazzi sulla punizione di Totti.
Milano – Seconda città più importante d’Italia e già banco di prova. Tre gare, un’eliminazione in Europa League e una sconfitta in campionato. L’Inter, sabato 17, diventa dunque una partita da vincere per prendere consapevolezza, oltre che, i primi punti. Trabajo y sudor! Si, serviranno come non mai…
Roberto Rapaglià |