E’ mancato solo il gol. Particolare da non sottovalutare ma vedere una Roma ordinata e compatta per quasi 80 minuti è già un segnale particolarmente positivo e da non buttare via. Nella contestatissima Milano nerazzurra i giallorossi danno finalmente la sensazione che le parabole settimanali di Luis Enrique vengono comprese e che la loro applicazione non è perfetta ma sicuramente migliorata rispetto a Cagliari. Fatto sta che lo 0-0 al Meazza ci può stare anche perché il terrore di subire la classica sgambata dall’Inter era dietro l’angolo.
Possesso palla – Quello che fa la Roma e che non fa l’Inter. Costretta, quest’ultima, a rincorrere il pallone in puro stile oratorio. Passaggi rapidi e precisi, a volte di prima intenzione, con Pizarro redivivo nel centrocampo di una squadra letteralmente trasformata da Luis Enrique. Via Heinze e dentro Kjaer, via Rosi e spazio a Perrotta e soprattutto panchina per il pupillo Bojan. Al suo posto il folletto Borini che di strada, se queste sono le premesse, ne farà. Dall’altra parte Gasperini, bocciato anche in Champions League, torna alla difesa a tre ma non al 3-4-3 perché, per far giocare Sneijder, rinuncia a Zarate dal primo minuto disegnando in campo il 3-4-1-2.
Mazzoleni e Lucio – Forse a Bergamo hanno una concezione diversa degli interventi scomposti che rischiano di mettere a repentaglio la vita di un calciatore. Fatto sta che al 15° il dramma viene sfiorato: Lucio, lanciato da Sneijder, vola verso la porta, Stekelenburg esce ottimamente con i pugni respingendo il pallone rasoterra e il brasiliano, a palla ormai lontana, alza la gamba colpendolo sulla tempia con lo scarpino. Il portiere, che lascerà il posto a Lobont, sviene, per ben due volte, e la paura alberga per 5-6 minuti all’interno dello stadio. In tutto ciò, con netto ritardo, Mazzoleni estrae soltanto il giallo per Lucio che protesta per il cartellino senza sincerarsi delle condizioni del portiere (le telecamere mostrano soltanto la preoccupazione di Sneijder). Due errori colossali quelli del direttore di gara riassunti nel ritardo di una sanzione considerata comunque lieve.
Dov’è il gol? – Manca infatti il condimento principale alla partita. Due le occasioni per la Roma nel primo tempo: prima Pizarro calcia di sinistro impegnando Julio Cesar, poi Totti illumina il Meazza con una delle sue aperture che Borini, in piena area di rigore, spreca malamente calciando con coraggio al volo. Al 36° tocca all’Inter con il samurai Nagatomo il cui destro dal limite dell’area sorvola di poco la traversa.
Ripresa, avvio sprint – Quello della Roma che dopo 30 secondi va vicinissima al vantaggio con Osvaldo. L’argentino, lanciato a rete da Totti, è lento nel raggiungere la sfera ed una volta di fronte a Julio Cesar in uscita calcia sullo stesso brasiliano. Passa neanche un minuto ed un altro brasiliano, Lucio, si oppone al destro ravvicinato di Borini. La risposta dell’Inter è tutta nella testa di Milito che, lasciato solo in area, non finalizza una punizione di Sneijder dalla destra. Al 13° arrivano i primi cambi: via Obi e Milito e dentro Jonathan e Zarate per l’Inter, mentre nella Roma Gago rileva Pizarro.
Inter – In nove minuti i nerazzurri collezionano due palle gol. La Roma cala il ritmo a centrocampo e prima Zarate con il sinistro, palla fuori, e poi Sneijder, conclusione centrale respinta da Lobont, provano a mettere paura alla Roma. Inutilmente. Anche perché i meneghini si appoggiano completamente sulle spalle dell’olandese che, da solo, è costretto a far gioco e a creare occasioni da gol. Zarate non è un campione e Forlan risulta evanescente. Lo stesso uruguaiano verrà sostituito da Muntari, provocando il boato di disapprovazione dei tifosi.
Paura – Luis Enrique invece va avanti per la sua strada e all’80° inserisce Borriello per Borini continuando a dare profondità alla squadra. Cinque minuti più tardi però il brivido lungo la schiena dei romanisti non passa inosservato. Zarate, dalla destra, crossa al centro, la difesa giallorossa respinge e Sneijder calcia di sinistro trovando però il provvidenziale salvataggio sulla linea di Kjaer. Accompagnata dal “no!” degli interisti l’ultima azione della partita sfuma lasciando cosi spazio al fischio finale.
Roberto Rapaglià |