Alla fine sembrava una versione restaurata, e dal finale alternativo, di Davide contro Golia. Soltanto che stavolta Golia ha vinto. Anzi, ha stravinto. E lo ha fatto soprattutto per colpa di un Davide disattento e mai cattivo. Inutile dire che Golia era il Milan e Davide la Roma. I ventidue duellanti nell’arena Olimpico, di fronte ad un tifo bello ed incoraggiante, al cospetto di Franco Baldini, alla prima ufficiale nella Capitale.
Sorprese – Ormai non più tali, c’è da aggiungere. La formazione della Roma diventa un’altra volta un vero e proprio mistero alla vigilia. Tutti si aspettano la mano di Luis Enrique che arriva puntualmente. Fuori Bojan e dentro Borini con Osvaldo al suo fianco. Alla trequarti torna Pjanic, Lamela invece va in panchina. In difesa si rivede Juan che al primo vero intervento, minuto 18, cicca l’anticipo su Ibrahimovic che, dopo un cross di Aquilani, di testa gela l’amico Stekelenburg. Esulta lo svedese, a secco in trasferta dal 29 Gennaio 2011. Il contraccolpo psicologico però non c’è e la Roma riparte piano piano. Al 28’ il pareggio: corner di Pjanic e colpo di testa di Burdisso, di rabbia e di forza. Dalla gioia al dolore, però, in due minuti. Altro corner, stavolta di Robinho, e Nesta tutto solo scarica con la fronte la palla in fondo al sacco. Gelo allo stadio. Quello vero, nonostante la serata tiepida.
Abbiati e la concentrazione – Buono l’inizio della ripresa. La Roma vuole il pareggio ma Abbiati dice no. Lo fa al 50’, quando ferma in uscita Bojan, lanciato a rete da Osvaldo, e lo fa al 52’ quando toglie dal sette la punizione di Miralem Pjanic. Poi, al 71’, si immola su Osvaldo che colpisce al volo, da pochi passi, dopo un corner di Pjanic. La Roma non scardina il muro rossonero, al contrario, invece, il Milan è letale. Lo schema è lo stesso del primo gol. Cross di Aquilani e ancora una volta colpo di testa d iIbrahimovic, lasciato nuovamente solo. E’ il definitivo 3-1, risultato spietato reso meno amaro dal gol di Bojan all’ 88’.
Errori – “Colpa della concentrazione. Solo colpa della concentrazione” è il leit motiv del post gara firmato Luis Enrique. Poi la correzione in corsa: “Manca ancora molto a questa squadra, dobbiamo migliorare”. Per essere completi però non si possono commettere errori banali. L’”anima fanciullesca”, per dirla alla Baldini, vale fino ad un certo punto perché, per quanto giovani, giocatori come Bojan e Pjanic hanno alle spalle numerose gare di campionato e Champions. Si possono trovare attenuanti per Josè Angel, in regresso rispetto agli esordi, ma quando in campo vanno Stekelenburg, Cassetti, Burdisso, Juan, Gago, De Rossi, Pizarro e Osvaldo chiedere qualcosa in più non è soltanto cortesia…
Roberto Rapaglià |