Rosella Sensi, ex presidente della Roma e neo eletta Sindaco di Visso, ha rilasciato un'intervista a La Stampa. E tra gli argomenti trattati non poteva mancare il club giallorosso.
Suo nonno Silvio fu fra i fondatori della Roma: "Verissimo. La Roma nasce nel 1927 dalla fusione di alcune società, mio nonno era dirigente nel Borgo Pio. Dirigente, ingegnere e appassionato”.
Se soffre nello stare lontana dal calcio: "Come tutte le persone che amano quel mondo, mi dispiace molto. Ma è una circostanza di fatto: dovevo passare il testimone per vedere la Roma splendere come merita. Doveva andare così, anche se con modalità diverse".
Se vuole dire qualcosa sulle modalità: "Appartengono al passato".
Se sono spariti tutti: "Qualcuno può anche aver di dimenticato in fretta, si sa come vanno le cose. Ma molti altri sono rimasti. Il calcio ha il potere di creare dei legami fortissimi che durano nel tempo".
Chi è rimasto: "Non voglio far torto a qualcuno. Ma se devo dire quattro nomi, solo quattro nomi, eccoli: Bruno Conti, Daniele Pradè, Gigi Di Biagio e Francesco Totti".
Franco Sensi considerava Totti come un figlio. Come lo vede oggi: "Io, scherzando, lo chiamo fratellone. Francesco era il figlio maschio che mio padre non ha mai avuto. Io credo che continui a essere il simbolo di un calcio più romantico, un mondo a cui si dovrebbero ispirare i bambini. Si può nascere a Roma, nel quartiere di Porta Metronia, e diventare campione nella tua città, nella tua squadra, senza mai perdere i valori con cui sei stato cresciuto".
Lei non lo avrebbe mandato via: "No, mai. Anche perché definirlo un simbolo è riduttivo. Francesco Totti sarebbe in grado di dare molto come dirigente, non solo per quello che ha fatto e per quello che rappresenta".
Dal calcio a conduzione familiare a quello degli americani. Cosa pensa di questa nuova era: "Penso che la Roma sia una squadra fortunata. Perché sta nel mezzo. Coniuga entrambi i mondi. Anche se la proprietà è straniera, è ben definita. C'è qualcuno, adesso, che si fa vedere. La famiglia Friedkin è presente e organizza la società".
Con Spalletti si erano lasciati male: "No, non ci eravamo lasciati male. Anzi, quando è morta la mia mamma, venne a Roma per farmi un saluto. Ci siamo rivisti anche poco tempo fa, ci siamo salutati calorosamente".
Come definirebbe il ct dopo la disfatta a Euro 2024: "È un gradissimo professionista, e tale resta. È una persona molto seria".
Se le piaceva Mourinho: "Certo. Molto. A chi non piace uno così?".
Secondo alcuni la sostituzione con De Rossi era una mossa per tenere buoni i tifosi: "Lo so quello che dicevano all'inizio, ma Daniele ha dimostrato di essere un ottimo allenatore. Forse qualcuno non lo conosceva abbastanza".
Il rimpianto più grande: "Non aver fatto una buona comunicazione. Voglio dire: non essermi fatta conoscere. La comunicazione è fondamentale, l'ho capito troppo tardi. Forse al tempo della mia presidenza avrei dovuto spiegare meglio, raccontare quello che stavamo vivendo. E questo è il mio grande rimpianto".
Se è vero che suo padre, quando la Roma perdeva, li obbligava a mangiare la minestrina: "Tutti chiusi in casa, sì. A casa con la minestrina".