Venerdì, nel corso della conferenza stampa di presentazione della trasmissione "Famiglie d’Italia", Flavio Insinna aveva parlato anche della Roma. Il noto conduttore si era espresso così sull'esonero di De Rossi: "Mandare via De Rossi è stata una vergogna. Mi dispiace molto perché è una persona seria che ama la Roma. Non c’è stato rispetto". Per questo La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato per approndire la questione.
Insinna, quanto è arrabbiato per quest’addio?
"Io non sono uno che si è alzato una mattina e ha detto: "Sono della Roma". Ho alle spalle chilometri e chilometri di trasferte... Noi abbiamo una storia, con tante cose belle e tantissime meno belle. E abbiamo dei simboli. La società ne ha chiamato uno. De Rossi appunto, perché soltanto lui avrebbe potuto sostituire un'icona come Mourinho. E poi che fa? Lo manda via di mercoledì, licenziato con la stessa facilità con cui si cambia una piantina sul terrazzo? E ora c'è già chi pensa di aver sbagliato. In radio ho sentito dire che potrebbe tornare...".
Più deluso dalla dirigenza o dispiaciuto per De Rossi?
"Entrambe. Quel ragazzo per noi significa tantissimo: è per bene, coraggioso, schietto e onesto. Invece è stato usato come parafulmine e mandato via così dopo quattro partite. Uno ci resta male, molto male. Per quanto riguarda la società oggi guardo la mia squadra e penso: "Che si fa?". Sono molto preoccupato. E andata via anche la signora (l'ex Ceo Lina Souloukou, ndr), chi c'è? Chi guida davvero questo club? I ragazzi hanno bisogno di sentirsi protetti. Juric farà quello che può fare una persona da sola, ma quando vinci lo fai perché funziona tutto, da chi apre il cancello a te che segni. Così si sbanda".
Ha visto la sconfitta europea contro l’Elfsborg?
"Si, una squadra cosi mi avvilisce e mi preoccupa. Non vedo anima, si può perdere in mille modi, così no. Sono quelle stagioni che speri solo che passino in fretta, anche se non è giusto per i tifosi. Il popolo giallorosso meriterebbe un trofeo a stagione, guardate che è successo con Dybala: è bastato un suo “Ci vediamo domenica” per scatenare la città".
La squadra tecnicamente come le pare?
"Preferisco aspettare. Ma ribadisco che sono molto avvilito. È come se nessuno riuscisse a trasferire alla squadra un'idea. Se potessi fare un sondaggio come nel mio programma chiederei: che possiamo fare noi tifosi per far sì che la Roma ritrovi lo spirito di squadra. I fischi a Pellegrini? È un peccato, spero in una sua rinascita ma mi sembra una persona infelice. Giocare cosi sarebbe devastante per chiunque".
Un idolo sportivo?
"Per sempre Agostino Di Bartolomei, con i suoi silenzi che dicevano più di mille parole. Anche lui è stato mandato via in modo sbagliato, probabilmente le sua vita sarebbe stata diversa. Un uomo con quella sensibilità non si può abbandonare cosi".