Francesco Totti ha rilasciato un'intervista a Fabrizio Romano, ai microfoni del canale YouTube di Betsson.Sport, di cui l'ex capitano della Roma è brand ambassador. La leggenda giallorossa ha parlato della sua carriera ma anche dell'attualità calcistica. Ecco le sue parole.
Il giorno in cui saluti il calcio. Cosa prova quando torna a casa?
"Quella era una giornata particolare. Noi giocatori non vorremo che arrivasse mai. Purtroppo però c'è un inizio e una fine. L'ho vissuta tranquillamente ma allo stesso tempo ero molto emozionato e contento di vivere una giornata dedicata interamente a me. Non è mai finita quella serata".
Come è stato il prepartita della finale del Mondiale.
"È il sogno di tutti i ragazzi. Le possibilità sono pochissime e quando ci sei cerchi di entrare in quel contesto. L'abbiamo vissuta come tutte le altre serate, non pensando che fosse la finale del Mondiale. Nessun dormiva la sera prima. Io e Gattuso abbiamo giocato a carte fino alle 6 di mattina. L'adrenalina era tanta. Era un contesto troppo grande però è indimenticabile".
Sul rigore contro l'Australia.
"Quando l’arbitro ha rischiato, c'è stato un momento in cui tutti i giocatori si sono allargati. In quel momento ho trovato una prateria e mentre camminavo fino al dischetto, pensavo di poter fare il cucchiaio ma ero titubante. Dopo il rigore sapevo che la partita sarebbe finita perciò era troppo complicato. Me la sentivo ma non ero troppo convinto. Il portiere era enorme, come van der Sar. Alla fine ho calciato forte ed è andata bene".
Sul no al Real Madrid. Hai mai parlato con Florentino?
"No, ne sono rimasto fuori. C'era la società che parlava con lui visto che era in ottimi rapporti con Sensi. Lui non voleva vendermi a nessuno. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenermi. Nella sua gestione non avrebbe mai accettato una mia cessione. Mi reputava il suo figlio maschio".
Milan e Inter hanno provato a prenderti. Chi ci ha provato di più in Italia.
"Milan e Inter spingevano più di tutte. Dopo la prima riunione con il presidente però gettavano la spugna".
Su Vito Scala.
"Non esiste un aggettivo per descriverlo. È stato un padre, un fratello, un amico, tutto. Mi ha gestito un campo e fuori. Mi ha aiutato nei momenti difficili. Tutt'ora abbiamo un grandissimo rapporto. Sono cose che ti porti fino alla fine. Siamo cresciuti insieme a San Giovanni e poi nel settore giovanile. Dio ha voluto che facessimo tutto questo percorso insieme. Dentro la Roma Vito è una risorsa, una forza della natura".
Che tipo di futuro vedi per De Rossi?
"Il rapporto che ho con lui extra campo è bellissimo. Gli auguro il meglio per la sua nuova avventura che sappiamo non essere semplice. Lo vedo voglioso e determinato. Ho visto che ha buoni margini di miglioramento. Parla bene l'inglese, è un comunicatore. Penso che possa avere un grande futuro da allenatore".
C'è un allenatore che ti piacerebbe vedere alla Roma in futuro?
"Spero che possa venire Ancelotti che è sempre stato tifoso. Penso sia arrivato il momento giusto. L'ho visto tempo fa quando sono andato a trovare alcuni giocatori. Un discorso è sentirlo al telefono, dal vivo invece riesci a dirti altre cose".
Se fossi un presidente, prenderesti Mourinho?
"Sempre, per quello che è il mio pensiero. È un nome che sta in cima ai miei desideri. Per vincere servono grandi personaggi e lui ha fatto la storia del calcio. Mi piacerebbe molto lavorarci. È uno che non ha peli sulla lingua. Mi faceva piacere giocarci contro. Le persone che hanno avuto la fortuna di essere stati allenati da lui mi hanno confermato il mio pensiero. Ti fa stare bene e ti difende".
Da tifoso, c'è un allenatore che ti piacerebbe vedere a Roma?
"Se dovessi scegliere un allenatore giovane punterei su De Zerbi. Ha grandi doti e visioni di come impostare la squadra. È un ragazzo eccezionale, ci mette l’anima. Se dovessero prendere un altra strada mi piacerebbe lui".
Sul lavoro di Ranieri.
"È speciale come persona. Entra in punta di piedi e va via da Re. È il campo quello che decide e lo cercano sempre tante squadre. Aveva smesso ma poi la Roma per i problemi che ci sono stati lo ha richiamato. Lui ha sempre detto sì alla Roma. È una figura troppo vera, leale, importante. Sia per i tifosi, per la società, per i tifosi ma soprattutto per la squadra che è rinata".
Su Leao.
"Potrebbe diventare un grande giocatore ma deve cambiare il modo di ragionare. Non lo conosco personalmente ma da fuori, se fossi tifoso del Milan, non mi farebbe impazzire l’atteggiamento. In quella società devi fare uno scatto diverso. Per imporsi con la squadra, i tifosi, l'allenatore, l’atteggiamento deve essere diverso".
Un giocatore che ti piacerebbe vedere a Roma?
"Non mi viene un nome specifico. Punterei su un giovane come Nico Paz. Mi piace, è estroso e cattivo allo stesso tempo. Il Real ha fatto la scelta migliore. Ritornerà a Madrid e diventerà tra i migliori al mondo".
Com'è stata la parentesi da procuratore?
"Tutt'ora ho l'agenzia ma non ho il tesserino da procuratore. Cerco di trovare talenti. Non mi piace andare in giro a prendere quelli che hanno già una storia. Cerco ragazzi giovani per farli crescere nel migliore dei modi spiegandogli veramente com'è il calcio. Il problema in questo momento non sono i ragazzi ma le famiglie. Anche per chi ha talento, il problema è interfacciarsi con i genitori. Tutti credono che il proprio figlio sia il migliore".
Avevi preso Retegui. Com'è stato?
"È stato il primo giocatore che ho preso in procura. Nessuno tra presidenti e dirigenti mi ha creduto. Mi dicevano che non faceva gol".
Cosa si prova nel vederlo capocannoniere oggi?
"Sono molto contento. È un ragazzo eccezionale, umile, con i piedi per terra. Ha una famiglia top. Sono contento per lui perché se lo merita. È un lavoratore. Pensa solamente al calcio. Ha ancora margini di miglioramento".
Frattesi vale l'investimento che si pensava potesse fare su di lui la Roma?
"Stiamo parlando di uno dei giovani più forti in circolazione a centrocampo. Lui è tifoso della Roma, spero che su di lui possano fare un grande investimento. Sarebbe un sogno per lui e per i tifosi. Ogni volta che entra fa il suo, con la voglia e la testa giusta".
Cosa pensi del mercato arabo?
"Si tratta di un altro calcio e un altro popolo. Hanno la fortuna di poter fare ciò che vogliono. Non esistono più bandiere, chi ha la possibilità di poter andare a guadagnare queste cifre assurde lo rispetto. Lì una squadra vale l'altra, quindi si va dopo ci sono più soldi. Penso che prima o poi finirà questa cosa, hanno risorse illimitate ma prima o poi metteranno un punto".
La tua storia alla Roma è irripetibile?
"Credo sia quasi impossibile ripetere il mio percorso. Ho vestito un'unica maglia nonostante i tanti alti e bassi, non è semplice gestire tutto. Difficile trovare giocatori che vogliano restare in un club per così tanti anni".
Con chi ti sarebbe piaciuto giocare?
"L'unico rimpianto è non aver giocato con Ronaldo 'Il Fenomeno'. Per me era il più forte di tutto, più di Messi e Cristiano Ronaldo. Nel periodo tra Barcellona e Inter, levato Maradona che è il calcio, c'è R9".
Il calciatore più sottovalutato con cui hai giocato?
"Pizarro aveva qualcosa in più rispetto a tanti altri. Lo reputavano un buon giocatore, ma chi sa di calcio vedeva quanto spostava".
Un calciatore che in allenamento era un fenomeno e poi in partita non dimostrava il suo valore?
"Ce ne sono stati tanti a Roma. Dal lunedì al sabato erano fortissimi, poi quando sali le scalette dell’Olimpico... Non voglio fare nomi, in una recente intervista li ho fatti e ho scatenato il putiferio".