Jonathan

Nella vita è sicuramente meglio essere invidiati che compatiti. E se c'è una cosa che molti mi invidiano(forse l'unica...) è quella di partecipare alla Trasmissione. Quella con la "T" maiuscola, quella che se succede qualcosa a Roma e non solo "lo sa", insomma un punto di riferimento, un rito quotidiano. Impegno mica da poco partecipare ed esserne (spero) all'altezza. Come ci sono finito? Estate 2004, con le valigie pronte per il Canada e la radio lontana dai miei pensieri, perlomeno per altri venti giorni, è arrivata, improvvisa, la convocazione in Nazionale. E' stato un po' come se a giugno vi chiamasse Dunga per partecipare al mondiale con il Brasile. La stessa sensazione. Mario, alla ricerca dell'ultimo elemento del trio, mi ha contattato e con una telefonata durata un paio di minuti (non che oggi le chiamate tra di noi durino molto di più) sono stato dichiarato abile ed arruolato. Qualcuno ogni tanto mi domanda se sia io a parlare oppure il computer, la cosa non mi offende, anzi, mi lusinga. L'album delle figurine, gli almanacchi, i libri, sarò "antico" ma sono queste le mie "fonti" (bibliografiche, si intende), è l'aspetto, magari un po' ingenuo, che mi fa vedere la radio ancora come un divertimento e non come una rottura e che spero mi aiuti ancora a non prendermi mai troppo sul serio. E già so che se mai dovesse accadermi una voce (indovinate quale) mi riporterebbe alla realtà!

J.C.