(04/02/2010)
Guardate le facce e capirete. Sì, la classifica che dice male, ma c’è di più. Più dell’Inter, manda tutti in depressione lo strapotere economico di Moratti. Non a caso ieri Claudio Ranieri e Gigi Buffon hanno fatto discorsi in fotocopia. Certo, non si erano messi d’accordo. Magari ne avranno parlato già l’anno passato. Però il discorso traversa tutta l’Italia calcistica. Dice Ranieri: «L’Inter? Su unaltro piano. Haspeso tanto e si gode i risultati. Noi non possiamo permetterci di spendere 10 milioni per ungiocatore che viene soltanto a rinforzare la rosa. Ormai da anni è così. Ein Europail gap è difficile dacolmare: le squadre inglesi o spagnole hanno più forza economica». Da Torino, Buffon segue lo stesso sentiero: «Il discorso scudetto è chiuso per il vantaggio e la forza dell’Inter. In questo momento ci sono potenzialità economiche diverse».
Sì, il calcio italiano si guarda allo specchio e vede troppe rughe. Si guarda le tasche e le sente vuote. Ha ragione la Roma (vedrete perché) servirebbe una «colletta». C’è ununico re di danari. Perfino il Milan ha accettato di prendersi un giocatore da Moratti, pur di non spendere soldi. L’Inter in testa alla classifica e le altre arrancano. L’Inter straripante di danari e le altre devono escogitare qualche trovata economica. Non parliamo poi dei risultati sul campo. La Juve ne sa qualcosa. Buffon non è scoraggiato, però realista. «Non penso di andare a giocare all’estero, perché all’estero ci andrò con la Juve: in Champions league. Non ho preso in considerazione la possibilità di restare fuori dalle prime tre».
Champions vuol dire milionidi euro. Basta la parola, e la partecipazione. Si va da un minimo di sette milioni di euro per la fase a gironi fino a una cifra tra i 40 e i 50 per chi arriva in finale. Da qui la lotta all’ultima stilla per entrare nelle quattro damigelle: ormai l’hanno capito pure i giocatori. Buffon si è limitato ai compagni suoi. Ma il discorso vale per tutti. «Se hanno senso di responsabilità, sanno che non ci sono più alibi. Finora quello della Juve è stato un fallimento globale, non solo di Ferrara. Non ho visto nulla di peggio: negli ultimi dieci anni è il momento più difficile». R32;R32;Parole che entrano poco nel discorso economico, ma fanno intendere che non si può prescindere dal connettere i risultati sul campo ai risultati di cassa. L’ultima idea della Roma può esserne la dimostrazione pratica. Ieri Il Sole 24 ore ha raccontatodi un progetto di azionariato popolare. L’obbiettivo è costituire una società che potrebbe entrare nell’azionariato del club, fra l’altro già quotato in Borsa. La famiglia Sensi verrebbe affiancata da un nocciolo di 83 azionisti di spicco (imprenditori, politici, personaggi dello sport e dello spettacolo), tutti tifosi della Roma. Eppoiallargare l’azionariato popolare nella traccia di quelli spagnoli di Real Madrid e Barcellona (oltre 100mila soci) o, più in piccolo, come quello dell’Amburgo (50mila soci-tifosi).
Idea che permetterebbe di allargare il capitale della società e rendere più competitiva la squadra anche sul mercato. Come dicono a Napoli? Senza soldi non si cantano messe. Ed infatti il calcio piange. L’idea della colletta (detto in spiccioli), potrebbe essere una trovata per tutti. Sì, d’accordo, qualcuno parlerà di un calcio più democratico e rovinerà tutto. Però, prosciugato il tesoretto televisivo, moderati i prezzi dei biglietti per colpa di stadi inadatti, l’azionariato-colletta diventa l’ultimaspiaggia. Gli spagnoli ci sonoabituati e lo gestiscono con modernità e moderazione. Da noi potrebbe capitare di tutto. Facciamo un esempio, di recente Lotito, il presidente della Lazio, non ha accettato 10 milioni di euro nell’affare Ledesma per brama, golosità o una impuntatura. E tanto ha perso anche nell’affare Pandev.
La Lazio è quotata in Borsa e i suoi azionisti probabilmente non chiederanno spiegazioni: forse già illuminati per loro conto. Ma nel caso di azionariato realmente popolare, immaginate contestazioni e dubbi, accuse e contro accuse: chi mai potrebbe accettare che un presidente non venda un giocatore di medio valore per una cifra certamente dignitosa? Vero, forse non ci sarebbero più i padripadroni. Ognipresidente dovràlavorare meglio e con maggior accortezza: i soci potranno sfiduciarlo al termine del mandato. «Tanto dipenderà dal bacino di utenza. Società come la Roma che hanno un pubblico grandissimo, potrebbero davvero fare qualcosa in più», ha suggerito Ranieri. Salvo non finire nella tipica storia italiana: fatta la legge, trovato l’inganno.
R.Signori
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