Roberto Gualtieri, candidato sindaco di Roma del Partito Democratico per la coalizione di centro sinistra, è intervenuto in diretta a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda tutti i giorni sui 101.500 di Centro Suono Sport dalle 10 alle 14.
Uno dei punti della Sua campagna elettorale è ‘Roma in 15 minuti’: “Ovviamente non possiedo doti magiche quindi ‘La Città in 15 minuti’ non significa che si potrà raggiungere qualsiasi punto della città in quindici minuti, perché questo sarebbe impossibile, però è un concetto molto importante che viene sviluppato dalle grandi capitali europee come Parigi, come Barcellona e come Vienna e consiste in tre punti: il primo che bisogna rafforzare e potenziare il trasporto pubblico e le reti di mobilità e consentire di raggiungere in quindici minuti da casa propria almeno uno snodo importante della mobilità su ferro. Quindi, ci sono tanti quartieri che sono scollegati, tante linee di metropolitana, di tramvie, di treni urbani che vanno collegati ma soprattutto poi occorre il raccordo anche con servizi a chiamata, con navette, anche usando i dati digitali in modo intelligente quindi c’è un primo tema di connettività. Il secondo concetto: bisogna avere i servizi nei quartieri, quindi le persone devono avere il diritto di avere entro 15 minuti, in tutti i quartieri, una biblioteca, un luogo dove fare sport, un parco, anche un centro di co-working dove si possa fare lo smartworking se non lo si vuole o se non lo si può fare da casa, aule studio per i giovani, un presidio sanitario di assistenza diretta domiciliare o territoriale socio-sanitaria. Quindi ‘la Città dei 15 minuti’ non è l’ubiquità delle persone, anche se il potenziamento del trasporto pubblico è fondamentale, ma l’avvicinamento dei servizi ai cittadini in tutti i quartieri ed è una cosa che si può e si deve fare, anche perché oggi abbiamo le risorse del PNRR che ci consentono di fare centinaia di nuovi asili, di potenziare la sanità territoriale e l’assistenza domiciliare e anche di utilizzare il patrimonio del Comune che possiede beni comuni che non sono spesso valorizzati. Petroselli divenne celebre facendo i centri anziani, dando dei luoghi del Comune agli anziani per gestirli, per avere luoghi di socialità e di vita comune. La stessa cosa va fatta con i centri per i giovani cioè il Comune deve fare, non solo come è stato fatto nel I Municipio, dalla nostra giunta di centrosinistra, prendere degli edifici che sono spesso nei parchi e nei quartieri, dismessi e abbandonati, e darli in gestione ai giovani per farci aule studio, spazi di co-working, luoghi di iniziativa culturale. E quindi, noi individuiamo una serie di servizi fondamentali che sono diritti di cittadinanza che tutti devono avere vicino a dove abitano e questo richiede un grande lavoro: un dialogo con le associazioni, con i comitati, individuare dove c’è il parco da aprire, dove c’è il centro anziani da fare, dove c’è un centro polivalente da realizzare. Quindi ‘La Città dei 15 minuti’ è una città più vicina alle persone e nell’essere più vicina cerca anche di rafforzare le reti di solidarietà, di amicizia, di vicinanza tra le persone anche con progetti innovativi che possono consentire di fare servizi comuni: c’è l’anziano che ha bisogno di chi lo aiuta a fare la spesa, c’è la possibilità di dare un po’ da lavorare a qualcuno per tenere a posto i condomini… Insomma è un lavoro che riguarda anche la qualità delle relazioni tra le persone, oltre ad un miglioramento della mobilità, la riduzione del traffico e la diffusione dei servizi sul territorio. E’ quello che stanno facendo le altre grandi città. Noi a Roma siamo sepolti dall’immondizia e dobbiamo giustamente spiegare come la puliamo, come tappiamo le buche, però informo che nelle grandi città europee si sta parlando di questo e Roma è una grande Capitale ed ha il diritto di tornare ad occuparsi di cose grandi e importanti”.
Possiamo dire che queste finanze ci sono per portare a termine dei progetti? “Ci sono molte risorse aggiuntive che ci siamo conquistati in Europa che bisogna essere in grado di spendere, perché uno dei problemi di questi anni è stata la difficoltà di spendere i soldi. Ci sono 425 milioni che sono stati dati a Roma da diversi anni per rimettere a posto le metropolitane, la A e la B, che non sono ancora stati spesi perché l’Atac e il Comune hanno sbagliato i bandi e quindi adesso abbiamo un problema con le metropolitane. E i soldi c’erano. C’erano 425 milioni stanziati nel 2017, assegnati a Roma e poi gradualmente messi a disposizione. Quindi adesso dobbiamo innanzitutto migliorare la capacità di spesa, poi per la città che noi vogliamo realizzare serviranno anche risorse addizionali che noi vogliamo reperire sia dialogando con il Governo, rafforzando gli investimenti, per esempio delle nuove linee metropolitane, sia attirando anche investimenti a Roma, perché è possibile anche realizzare progetti in partnership pubblico-privata come avviene a Milano e quindi attirare anche investimenti. Roma da questo punto di vista ha delle potenzialità straordinarie che ad oggi sono utilizzate in una misura minima. Noi dobbiamo riuscire a spendere i soldi che ci sono e poi dobbiamo occuparci di aumentarli”.
Lei parla del Giubileo? “Il Giubileo è un’altra grande opportunità, perché noi chiederemo al Governo, e sono certo che avverrà, come sempre avviene, di fare degli stanziamenti aggiuntivi per coprire le opere necessarie a rendere Roma accogliente per milioni e milioni di pellegrini di tutto il Mondo che verranno in un Giubileo che sarà un’occasione straordinaria, anche perché sarà il primo Giubileo dopo il Covid e quindi un’occasione anche per abbracciare le persone che si incontreranno. E Roma deve essere all’altezza di questo grande evento spirituale ed essere pulita, accogliente ed efficiente. Quindi il Giubileo insieme al PNRR e al Recovery Plan sono grandi opportunità. Se avessimo fatto le Olimpiadi oggi staremmo ancora meglio ma lì è stata fatta una scelta sbagliata come è noto. Noi non diremo mai no a grandi eventi che possono portare risorse a Roma”.
Il piano rifiuti. Quale è il Suo? “La Regione non deve gestire i rifiuti, ma programma e autorizza gli impianti. Ovviamente per autorizzare gli impianti c’è qualcuno che deve dire ‘Vorrei fare un impianto’, perché se non avviene la prima cosa, la seconda da sola non si può fare. C’è una tendenza a scaricare sempre sugli altri le responsabilità e le inefficienze. Io ricordo che la Regione ha fatto la campagna vaccinale più efficiente d’Italia, quindi è stata una Regione piuttosto efficiente. Purtroppo i rifiuti non sono tra le sue competenze e ne vediamo il risultato. Noi abbiamo un piano molto analitico, molto dettagliato che prevede innanzitutto una ripulitura di Roma straordinaria e immediata e questo deve essere fatto insieme alle potature, perché altrimenti poi ricadono i rami e allora diventerebbe un lavoro inutile, poi c’è la pulizia delle caditoie e tutto il lavoro che va fatto. Noi pensiamo, da una parte, di ristrutturare le modalità in cui funziona AMA, dotandola anche di un vertice autorevole, perchè non si può cambiare l’ad di AMA cinque volte in cinque anni come è stato fatto, poi è chiaro che un’azienda non può funzionare bene in queste condizioni. Poi noi pensiamo ad una ristrutturazione dei meccanismi di funzionamento e l’AMA di Municipio, che è un riassetto che dà maggiore responsabilizzazione a livello più decentrato e migliore capillarità e qualità della raccolta che deve essere il più possibile differenziata, anche se purtroppo, visti gli errori di questi anni, ci vorranno alcuni anni per portarla a livelli adeguati ma noi abbiamo un piano che porta in due anni al 50% e in cinque anni al 65-70%. E in parallelo bisogna avviare finalmente la realizzazione degli impianti per il trattamento dei rifiuti e la produzione di energia pulita da rifiuti: il biodigestore anaerobico, che produce dall’organico senza inquinare energia pulita, la bioraffineria, i Tmb di nuova generazione, quindi fare le cose normali che si fanno dappertutto e che consentono di trasformare i rifiuti in risorse, in energie e metterci nella condizione di abbassare la Tari, perché la beffa dei romani è che pagano la Tari più alta d’Italia per avere il peggior servizio d’Europa. Anche qui, noi per serietà non diciamo che taglieremo immediatamente la Tari perché purtroppo non è possibile farlo subito, però nel nostro piano in cinque anni si può arrivare ad una riduzione del 20% che la porti ai livelli che sono attualmente inferiori di Firenze, di Milano che sono città molto più pulite e dove una famiglia e un bar, un ristorante pagano una Tari inferiore a quella dei romani”.
Lo Stadio della Roma: “Intanto il nostro programma prevede una forte diffusione dei luoghi dove fare e praticare sport in tutti i quartieri. Un pezzo per noi dei diritti dei cittadini della famosa ‘Città dei 15 minuti’ è anche il diritto a poter fare sport e quindi abbiamo un piano per 100 aree sportive di atletica di base diffusa, per aprire i 25 impianti comunali che oggi sono chiusi, quindi consentire ai cittadini di fare sport. Naturalmente c’è anche il tema degli impianti più grandi. Intanto non abbiamo quelli per il volley e per il basket e poi c’è il tema degli stadi che purtroppo ha visto i romani essere presi in giro con annunci, schemini, plastici e cose di questo tipo. Dopo diversi anni siamo al punto di partenza, addirittura la Sindaca ha dovuto chiedere l’annullamento di tutto quello che era stato fatto prima e neanche ha saputo farlo perché è stata l’opposizione a farle vedere come si doveva scrivere la delibera. Dico che lo stadio si può fare, si può fare in cinque anni. Ho già avviato un dialogo con la società, quindi bisogna sedersi al tavolo. Poi per essere operativi bisogna essere sindaci e avviare formalmente le procedure, individuare un sito che sia un sito adeguato a fare uno stadio. Se ho un’idea di sito? No, perché non è una cosa seria. Spiego una cosa: ho visto altri candidati che si sono esercitati in quella che io chiamo l’urbanistica elettorale dicendo ‘Lo facciamo lì’, ‘Lo facciamo là’, non è una cosa seria perché un candidato non ha a disposizione gli uffici tecnici e le strutture che consentono, nel dialogo con una società, di valutare tutti i pro e i contro di un sito e se non si è fatto quel lavoro a fondo non è serio promettere un posto e poi scoprire che non va bene per questo o quell’altro motivo. So che i tifosi vorrebbero che dicessi che lo faremo ‘lì’ ma sono una persona seria, non posso improvvisare una cosa così importante. Ho bisogno di essere Sindaco, ho bisogno di vedere con gli uffici tecnici competenti tutti i pro e i contro dei vari siti che sono stati individuati, le proposte della società, valutarli seriamente in tempi rapidi naturalmente e dire ‘Ok, si fa lì’. Questa è una cosa seria, chi dice e promette che lo farà lì… Già che ci sono otto proposte diverse fa capire che non è una cosa seria. Io prometto serietà sotto questo punto di vista, non chiacchiere e sono assolutamente convinto, abbiamo fatto una valutazione dei tempi, e nel tempo di una Consiliatura, in cinque anni, anche un po’ prima, si può terminare uno stadio, si può fare tutto, però bisogna partire bene. Siccome già due volte siamo partiti col piede sbagliato e siamo andati a sbattere, eviterei di rifare per la terza volta lo stesso errore. Quindi meglio partire bene, su basi solide che per l’ansia di dover prendere un voto in più e fare un altro pasticcio. Di pasticci i tifosi ne hanno avuti abbastanza sullo stadio in questi anni, gliene risparmierei un altro”.
Il tatuaggio SPQR. Lei farà un tatuaggio? “No, non penso che si prendano voti con i tatuaggi. Ognuno è libero di farli, penso che i cittadini vogliano un Sindaco che faccia bene il suo mestiere”.
Cancellare il ricordo di Marino: “Io non voglio cancellare il ricordo, assolutamente. Ho detto in modo molto netto che è stato un errore far cadere Marino e che fu un errore del vertice del PD, che oggi tra l’altro non sta più nel PD e sostiene un altro candidato come noto, perché come forse ricorderanno il Segretario di quel tempo del PD oggi non sta più nel PD, è leader di un altro partito e sostiene un altro candidato sindaco. Inoltre il candidato Sindaco che poi il PD presentò dopo la caduta di Marino sta in un altro partito, quindi è cambiata un po’ la situazione. Ma io ho detto con molta serenità che per me fu un errore, anche perché ci siamo trovati cinque anni di Virginia Raggi ma ovviamente non è solo questa la ragione per la quale è stato un errore. Ho già detto che ho apprezzato alcune cose fatte da Ignazio Marino, gli ho anche parlato e gli ho chiesto dei consigli. Poi lui è liberissimo di dare i suoi giudizi, di avere il suo sentimento ma io non faccio polemiche, anche perché ai romani le polemiche non interessano. Io mi presento con il mio programma, do i miei giudizi netti sul passato. Sui rifiuti Marino portò la differenziata, c’era una Assessora molto brava, Stella Marino, che portò la differenziata ad un livello molto più alto, tra l’altro un Assessore di Marino è capolista di una delle liste collegate a me e si chiama Giovanni Caudo. Quello che dovevo dire su questa vicenda l’ho detto e adesso vorrei che si guardasse avanti. Il mio rispetto personale e politico verso Ignazio Marino è massimo e ho anche risposto alla sua lettera con un articolo argomentato su Il Messaggero”.
Come ispirazione guarda più alla sindacatura Veltroni o a quella Rutelli? “Sono stati due grandissimi sindaci, anche due amici e ad entrambi ho chiesto consigli su come governare la città. Io ho esperienza di Governo, ho fatto il Ministro, però per amministrare la città è molto utile parlare con chi ha fatto bene il Sindaco. Sono due grandi sindaci che hanno fatto bene alla città e lo riconoscono tutti. Allora addirittura si parlava di modello Roma. Una volta Walter mi ha raccontato che era stato invitato in una conferenza a Milano per spiegare come si doveva fare per avere crescita, piano investimenti ed essere efficienti e c’erano milanesi che prendevano appunti. Erano altri tempi e da allora Milano è andata molto avanti mentre Roma è andata indietro, quindi sono onorato della loro amicizia. Ne devo scegliere uno? No, è come se mi chiedesse di scegliere tra Bruno Conti e Falcao. Sono due grandissimi sindaci, non devo scegliere ma cercare di fare bene perché loro hanno fatto bene e dimostrare di fare bene con i fatti”.
I suoi nemici dicono che Lei è stato un Dalemiano d’acciaio, della scuola di D’Alema. Lei lo considera un valore o una cosa da rivendicare? “Io non sono mai stato un uomo di corrente, facevo il professore universitario e non ho mai fatto il politico di professione, ho iniziato quando sono stato eletto al Parlamento Europeo. Quindi tutto questo è molto relativo. C’è stata una lunga fase, è vero, in cui ho stimato D’Alema che è stato un leader importante, ci ha fatto vincere le elezioni nel 1996 quando si fece l’Ulivo e c’era il Governo Berlusconi. Parliamo di una stagione molto antica. Questi nemici fortunatamente non li vedo. Non voglio essere presuntuoso però ho fatto il presidente di Commissione, ho fatto il Ministro, sono me stesso, sono Gualtieri, ho avuto l’onore di avere posizioni di vertice nelle istituzioni, non sono seguace. D’Alema è stata una personalità importante che ho stimato e non ho nessun problema sono fatti noti. E’ stato il Segretario del mio partito negli anni novanta”.
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