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Dal 22 Gennaio Te la do io Tokyo sui 92.700 di Tele Radio Stereo
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(16/01/2025) On Air

Andrea Stramaccioni a Te la do io Tokyo: Tra casa e trasferta c'è la differenza tra grande e buona squadra. Koné è un giocatore forte

Andrea Stramaccioni, opinionista di Dazn, è intervenuto a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda sui 92.7 di Tele Radio Stereo.

Nel calcio si parla spesso delle preventive. Puoi spiegare il concetto?
"Fondamentalmente più che un assetto tattico è un atteggiamento mentale. Nel momento in cui la tua squadra attacca, e di solito chi menziona le preventive lo fa con tanti 4-5 elementi, è l'attenzione mentale di coloro che in quel momento non sono coinvolti a essere pronti a marcare l'avversario qualora palla venisse persa, perché ormai nel calcio il 60-70% delle occasioni può nascere da palla persa, perché la palla persa ti fa rompere quell'equilibrio difensivo, perché tu sei concentrato ad attaccare. Il riferimento che ha fatto anche Ranieri è questo. La Roma ha fatto un passo avanti evidente da un punto di vista del gioco, della fluidità, della qualità e probabilmente quello che ricerca lui è questa solidità, questo cinismo, anche quando attacchi, non concedere il fianco mentre attacchi. L'esempio più banale è il difensore centrale che invece di staccarsi dietro per darti la giocata, nel momento in cui la palla supera la linea di centrocampo, lui immediatamente si deve andare a incollare alla punta, perché qualora la tua squadra perdesse la palla tu sei già lì. Ci sono tantissimi attaccanti che vivono sullo smarcamento mentre la propria squadra difende, cioè loro si allontanano dal difensore, per esempio Dybala è un maestro in questo, cioè andarsi a mettersi in una posizione dove il difensore poi sulla palla persa non ti ritrova più o comunque è lontano".
 
Qual è la la squadra che pratica di più queste preventive?
"L'ho vista qualche giorno fa, in Serie A è sicuramente l'Atalanta e devo dire che la Juventus ha cercato di metterla in grande difficoltà su questo atteggiamento. L'Atalanta è come quando una volta si giocava e ti seguivano pure al bagno i giocatori, cioè hanno una mentalità... Perché qualcuno potrebbe dire: ok, ma quando costruiamo io mi allargo, cioè mi devi dare la palla, dobbiamo attaccare, ed è giusto, infatti si parla dei giocatori che sono al di sotto della linea di costruzione. L'Atalanta è l'esempio, c'è stato quel duello Djimsiti-Koopmeiners. I giocatori della Juventus difendevano bassissimi perché la Juventus ha giocato senza centravanti e questi dell'Atalanta andavano sempre con loro, quindi quando tu vedevi un cross dei giocatori dell'Atalanta, tutta la Juve nell'area di rigore e tutta l'Atalanta nell'area di rigore, il resto del campo, 70 metri erano vuoti. Ecco, quello è l'esempio massimo di marcature preventive. Ovviamente l'Atalanta lo fa selezionando dei giocatori che sono fortissimi uno contro uno, con una grande gamba, con un certo passo. Faccio un esempio con un giocatore della Roma che io adoravo, che è Pizarro: a uno come lui non puoi chiedere di fare la preventiva a 70 metri dalla sua porta, perché lo esponi lo metti in grande difficoltà. L'Atalanta invece ha tutti giocatori di grandissima gamba, De Roon, Ederson, Kolasinac". 
 
Qual è la spiegazione per cui questa squadra non riesce a vincere in trasferta da aprile 2024, pur avendo affrontato squadre, anche in campo europeo, scarse?
"Mi dispiace perché certe volte anche quando siamo in trasmissione si va a cercare delle motivazioni che sembrano tipo misteriose e invece il calcio paradossalmente è un pochino più semplice. Ogni partita ha alchimie diverse e mai come quest'anno la Serie A è equilibrata. Per quanto riguarda la differenza tra atteggiamento in casa e in trasferta, secondo me lì c'è la vera differenza tra una grandissima squadra e una buona squadra. Cioè riuscire a riprodurre la tua prestazione lontano da casa come qualità, come intensità, anche esteticamente è la differenza che c'è tra una squadra fortissima e una buona. Sicuramente è un processo di maturità e si accresce con le vittorie e i risultati, a volte anche sporchi. Quella con in Bologna era una partita che secondo me la Roma aveva interpretato molto bene, quindi è come aver dato continuità a partite come quella con il Parma, che comunque ti si era messa bene, lì poi quando fai il secondo gol cambia la partita. La cosa peggiore a Bologna è stato quello shock di 5-6 minuti". 
 
Sui rigori come quelli di Bologna.
"I rigori cambiano le partite, chi ha giocato lo sa che se salti in area alzi le braccia, non sei un giocatore del Subbuteo, ti appoggi, ti abbracci, c'è un duello, non possono sparire le braccia. Parlo della palla che sbatte sul braccio di Koné, così come quello di Lucumì. Io lo capisco quando il braccio è staccato dal corpo in posizione innaturale e sei a due metri dall'avversario. Ma se tu sei in un duello, stai saltando, ti abbracci, sgomiti e la palla sbatte prima addosso a lui e poi a te, ma come fai? È come se tiri un dado e ti dice male". 
 
C'è anche la questione del fuorigioco millimetrico...
"Paradossalmente il fuorigioco fa stare zitti tutti, perché tracci la linea e quella è. Infatti è l'unica cosa di cui non si parla più. E tornare indietro è dura su questo, perché ormai tutte le difese lavorano su un braccio in fuorigioco. Ma questa cosa del fallo di mano invece è da risolvere. Non lo dico come critica agli arbitri, l'ho detto anche a Rocchi, dico proprio che la regola va sistemata. Perché le partite girano, un rigore può cambiare una partita, cambia l'inerzia". 
 
Tornando sulle preventive, ieri Ranieri ha parlato di "problema di attenzione".
"Quando si fanno gli allenamenti sulle preventive si lavora sull'attenzione. Vi racconto un allenamento che si fa, che facevo io, ma lo fanno anche altri. Tu fai giocare una squadra in costruzione, quindi 10 contro 4, contro 5, per codificare i tuoi schemi, quindi palla al quinto, palla al centrocampista ecc., poi all'improvviso tu che hai il pallone in mano e glielo dai a un attaccante degli altri, all'improvviso, e tutti quanti devi vedere a che distanza e come reagiscono, perché ovviamente vai a simulare una palla persa che velocemente viene verticalizzata. Quindi tu stai col pallone sotto braccio a centrocampo, la squadra costruisce, ovviamente ci sono i due attaccanti avversari, all'improvviso fischi e dai il pallone a un attaccante e vedi come tutti gli altri 8-9 coinvolti reagiscono e vanno tutti ad accorciare queste distanze. La difesa a tre la soffre di più la preventiva, ti fa lavorare di più, perché sono lontani i quinti, sono lontanissimi. Quante volte la Roma, è capitato anche quest'anno, che avesse i due quinti fuori posizione, perché stavano alti. Infatti una delle polemiche più grandi dei quinti è con i centrocampisti, a cui dicono "oh, non perdere palla, perché sennò mi serve il motorino per ritornare indietro", perché sono più lontani potenzialmente di un terzino a quattro. Quindi secondo me sulla difesa a tre ancora di più il mister va a battere il martello su questa situazione e fa bene perché come la Roma si è ingolosita, gioca meglio da un punto di vista della qualità, è più fluida, costruisce più occasioni e tutto quanto, c'è anche l'altro punto di punto di vista. Ad esempio nel derby sei passato subito in vantaggio e nel secondo tempo ha giocato una partita bassa e nessuno parla di preventive. Invece di situazioni nella partita col Bologna ce se sono state diverse. A volte in panchina si dedica un assistente che si occupa solo di quei giocatori, quindi mentre la squadra attacca chiede agli altri giocatori di accorciare". 

A Roma si parla di Frattesi: ma può essere il quinto centrocampista lì? Serve alla Roma?
"Parliamo del giocatore che ha fatto più gol nella nazionale italiana. È un giocatore forte, a cui piace attaccare l'ultimo terzo di campo, gli ultimi 20 metri, come nessuno. Lui nella testa di Inzaghi è giustamente un po' il dirimpettaio di Barella, altro giocatore fortissimo. Lui nelle mezzali vuole sempre un giocatore di palleggio, quindi o Mkhitaryan o Zielinski, Frattesi invece è un attaccatore di spazi, uno che si butta. Lui è uno simile a Barella, sono giocatori che scaricano il GPS, poi Barella è più completo. Però Frattesi negli ultimi 20 mesi secondo me ha pochi rivali. E non sta giocando. Ha la capacità di inserirsi, pensate solo al gol con la Francia, tutte le situazioni, anche col Venezia è entrato 15 minuti e si è trovato due volte davanti al portiere ed è stato bravo Stankovic". 
 
Che idea ti sei fatto di Koné? Sarebbe una bella coppia con Frattesi?
"Koné è forte, a me piace tantissimo. Mi hanno fatto fare la top 11 del 2024 e ce l'ho messo bendato. È un giocatore forte, perché ha tutto bene. Io poi quando l'ho visto giocare a San Siro Italia-Francia, la partita decisiva per la Francia, davanti alla difesa, bloccato a fare lo scudo, ma anche il regista, e parliamo di un livello altino, ho detto "basta, questo sa fare tutto. Perché questi giocatori che hanno tanta gamba hai sempre il dubbio che non ti tengono la posizione, c'è sempre il dubbio che lascino scoperta, come la chiamo io, la posizione 6, cioè quella davanti alla difesa, quella che occupa Paredes nella Roma, quella che occupava Matic. Quando l'ho visto che è stato in grado con un centrocampo con Rabiot e Guendouzi di dare il 6 a livello molto alto, allora ha detto "questo è veramente completo", perché poi è giovane, ha prospettiva, è cresciuto di personalità, è forte". 
 
Cosa pensi di Oristanio, Busio e Bondo?
"Oristanio era un talento incredibile, lo conosco bene dal settore giovanile dell'Inter, è un giocatore velocissimo, un giocatore importante. Il suo problema è la confidenza con il gol. Come tipologia mi ricorda il primo Delvecchio, cioè un giocatore molto veloce, che attacca, non ha paura di niente, va a duello. Però poi Delvecchio a un certo punto della carriera ha cominciato a segnare, cambiando dimensione. Oristanio quindi ha questo difetto. Poi lo vorrei vedere con una squadra che fa la partita, perché lui negli spazi si esalta, però le partite della Roma spesso sono contro il fortino e lì serve parecchia qualità nello stretto. Quindi nel brevissimo periodo ho qualche dubbio. Busio è un buon giocatore. Bondo è da monitorare perché ha caratteristiche interessanti: copre il campo, gioca a due e a tre, ha personalità, è giovanissimo. E poi gioca in una squadra in difficoltà, io lo metto sempre questo elemento. Perché quando giochi in una squadra col vento in poppa tutti ne beneficiano, mentre se giochi in una squadra in difficoltà e riesci a spiccare secondo me vali un pizzichino di più. Se dovessi dire per domani alla Roma nessuno dei tre. Però magari Bondo con un progetto dietro". 

E su Rensch?
"È bravo. È uno di quei giocatori la cui caratteristica principale è la corsa, pa falcata. Faccio l'esempio di Dumfries, che non è Cafu come piedi, ma è un treno. E non sto paragonando Rensch a Dumfries. I terzini sono merce rara, i più forti al mondo costano 80 milioni e c'è un motivo".
 

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