Questa l'apertura di Mario Corsi nella puntata di Te la do io Tokyo del 14 marzo:
"La colpa della sconfitta è per l’80% di Hummels e per il 20% dell’arbitro. Se avesse dato solo fallo e ammonizione invece del rosso, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire. Questo succede perché la Roma non ha peso politico nel calcio: se il presidente fosse stato allo stadio invece di trattare l’acquisto dei Boston Celtics, se avesse mandato quella famosa lettera dopo le ingiustizie subite, se avesse parlato dopo il furto di Budapest, se la Roma avesse una dirigenza forte, forse le cose sarebbero andate diversamente. Su Hummels c’è poco da dire, sembra sia arrivato al capolinea della sua esperienza da calciatore. Invece, sento critiche assurde a Ranieri, che per me non ha colpe: in 11 contro 11 la Roma sarebbe passata perché l’Athletic è una buona squadra ma nulla di più. Con un uomo in meno per quasi tutta la partita era quasi impossibile. Qualcuno discute la scelta di Dovbyk al posto di Shomurodov o le esclusioni di Saelemaekers e Koné che lasciano sicuramente qualche perplessità ma a queste condizioni parlare di scelte tattiche è inutile. Ranieri ha preso una squadra a pezzi dopo un inizio disastroso e l’ha rimessa in piedi, ridandoci morale, dignità e gioco. Se siamo arrivati fin qui, è solo merito suo. Ora che il sogno è finito, qualcuno deve pagare, e Hummels deve assumersi le sue responsabilità: tutti possono sbagliare, ma un errore per mancanza di concentrazione è inaccettabile. Migliore in campo senza dubbio Paredes, partita di carattere e grande lavoro davanti alla difesa. Dovbyk, invece, continua a deludere: non tiene palla, non corre, non salta, non ha grinta. Così non serve a nulla."